Tecnicamente, i bersaglieri fanno parte della Fanteria, come gli Alpini, e come tali sono Fanteria celere e leggera.
Creati per essere usati come elementi d’attacco e di retroguardia nella ritirata, rapidi nell’arrivare sull’obbiettivo prima delle altre forze ed altrettanto rapidi nel creare azioni di disturbo durante l’avanzata del nemico.
Tutto questo emerge anche dalla testimonianza del Mar. Rommel, il quale a proposito dell’8° Rgt. Della corazzata Ariete in Africa Settentrionale disse:
"Il soldato tedesco ha stupito il mondo; il bersagliere italiano ha stupito il soldato tedesco."
Papà La Marmora voleva un copricapo mimetico, e le piume del gallo cedrone erano l’ideale per quando i Bersaglieri, impiegati per lo più in azioni di sorpresa, uscivano all’improvviso dalla boscaglia.
Inizialmente le penne di gallo cedrone erano utilizzate solo dalla truppa mentre gli Ufficiali erano dotati di piume di struzzo color verde. Successivamente, anche questi ultimi adottarono il copricapo della truppa.
Il "Cappello piumato" è ormai divenuto l'emblema per eccellenza del Corpo, simbolo di massimo esempio di una tradizione senza macchia.
Dalla tipica forma, chiamato anche “vaira”, viene indossato inclinato sul capo verso il lato destro in maniera tale da coprire metà il sopracciglio e da appoggiarsi sul lobo dell'orecchio., e fu proprio La Marmora a volerlo così, aiutato dal caso.
Si narra che l’ufficiale volle assistere alla vestizione del primo Bersagliere, il Sergente Vayra, che di lì a poco avrebbe sottoposto all’attenzione del Re per ottenere l’approvazione della divisa.
Per saggiare la sua sveltezza, La Marmora prese a lanciare da lontano i vari capi di vestiario.
A un certo punto gli tirò anche il cappello, ma Vayra era sbilanciato e fu costretto a pararlo con la testa.
Risultato: il copricapo si posizionò sulle ventitré andando a coprire l’orecchio destro del Sergente dando al Bersagliere un’aria sbarazzina che non dispiacque al generale.
La Marmora curò ogni dettaglio , compreso il fregio del cappello.
Forgiato in metallo color oro rappresentante una bomba da granatiere su cui brucia la fiamma dalle sette lingue, una cornetta da cacciatore e due carabine intrecciate. Spicca subito all' attenzione che a differenza degli altri trofei, dove la fiamma sale dritta, quella del Bersagliere invece è inclinata, fuggente, che resiste al vento senza mai spegnersi, a rappresentare la velocità del soldato proteso con tutte le sue forze all'assalto, a significare quindi l’impeto bersaglieresco.
Inizialmente indossato con lo scopo di sostenere la fiaschetta della polvere da sparo (posizionata all'altezza del fianco destro), le trombette e i corni, fu poi indossato, in seguito anche all'adozione delle cartucce complete, con l'uniforme da parata.
All'inizio nelle mostreggiature e filettature della prima giubba di panno azzurro-nero indossata dalla truppa, nel colletto, spalline, manopole e bande degli Ufficiali. Attualmente si conserva solo nelle fiamme.
Con la genesi della prima compagnia dei Bersaglieri nacque anche la Fanfara. In inquadramento ed in battaglia avevano una posizione ed un compito ben preciso: dodici di loro con la carabina sulla spalla sinistra e corni da caccia sulla destra marciavano suonando una marcia allegra e vivace con la quale incitavano a correre sempre più veloce e a spazzare via dalla mente e dal corpo i momenti di maggiore stanchezza. E' da quando i Bersaglieri uscirono per la prima volta dalla Caserma "CEPPI" di Torino (1° luglio 1836), luogo che vide la loro nascita, che si ebbe coscienza di quanto fosse inconcepibile l'idea di una sfilata dei Bersaglieri senza la fanfara in testa. L'atto costitutivo del 18 giugno 1836 sanciva infatti la presenza di 13 trombette e un caporale trombettiere per ogni compagnia. Dopo le prime riunioni dei trombettieri per l'addestramento musicale si sentì l'esigenza di costituire una fanfara di battaglione che poi rappresentò un reparto a sé. Le compagnie intanto continuarono a disporre di propri trombettieri.
Il suonatore è un dilettante appassionato che viene espressamente addestrato a suonare a pieni polmoni e a passo di corsa. Egli deve essere udito da tutto il reparto che segue di corsa o di passo la Fanfara uniformandosi al suo ritmo. Il labbro sottoposto alla continua pressione e martellio del bocchino, non potrà mai essere perfettamente intonato e il suono crescerà o calerà sensibilmente, in conseguenza dello sforzo sopportato.
Altro fattore importante da tenere presente è che il Bersagliere della fanfara deve ritenere a memoria la sua musica. Non si possono applicare le parti allo strumento, così come fanno le bande per tre motivi:
Fin dai tempi di La Marmora, si è sempre detto che qualche stecca, cioè la nota presa male, nelle fanfare dei bersaglieri ci sta bene; si diceva fosse come una piuma che si agita per proprio conto nello svolazzare del piumetto. Questo per spronare il trombettiere. Motto degli ufficiali e capi fanfara nelle caserme è diventato così: "STONATE, MA SUONATE !"
Purtroppo, musicalmente, una stecca sarà sempre una piuma mozza. In vero, è difficile non steccare andando di corsa. Anche questa è una tradizione che va capita nella più ingenua essenza. Chi non ne è convinto, non sa niente della fanfara e allora gli gioverebbe molto trascorrere un po’ di tempo con i bersaglieri.
Più veloci di tutti, quindi i primi , nell’aggredire il nemico come la vita stessa, nel travolgere tutto in un impeto di giovinezza che anela al nuovo, al meglio.
La prima compagnia fondata da La Marmora era composta da 174 giovani la cui dote principale era quella di “correre, saltar fossi e barricate, salire su alberi e muraglie, nuotare”.
Sempre di corsa, anche in parata, piacquero subito alla gente per il loro comportamento aitante, per la sveltezza con cui si muovevano.
Il primo a compiacersene fu proprio il re, Carlo Alberto.
Una mattina del 1836 il sovrano passò in rassegna sulla piazza d’armi di Torino la prima compagnia bersaglieri, poi dopo essersi congedato da La Marmora partì in carrozza per una gita sulla collina di Superga.
Ma, lì giunto, si ritrovò di fronte l’ufficiale. Stupìto, il re si guardò in giro e vide schierato sul piazzale un reparto in armi.
“Ma io avevo autorizzato una sola compagnia”, disse con tono di rimprovero.
“E così è stato, maestà”, replicò La Marmora mettendosi sull’attenti, e spiegando al sovrano che i bersaglieri con una marcia a passo di corsa avevano attraversato la campagna ed erano riusciti a precedere la carrozza reale, trainata da sei cavalli.
All'epoca segno di destinazione e signorilità, vennero adottati tre anni dopo la fondazione del Corpo (1839). La Marmora li volle di colore nero dopo averli sperimentati, in quello stesso anno, blu scuro come la divisa, purtroppo però questi ultimi perdevano il colore. Dai guanti neri nacque un'infondata fantasia secondo cui questi sarebbero stati adottati in segno di lutto per la morte di La Marmora o di Cavour o, addirittura, per una Bandiera perduta in un combattimento del 1849.
In origine i Bersaglieri indossavano come copricapo un berrettino di maglia di cotone color turchino con un fiocco rosso, che proteggeva dal freddo le orecchie e poteva essere portato sotto il cappello.
Poi in CRIMEA (1855), entusiasmati dal valore dei "Fanti Piumati", gli Zuavi, reparti speciali del Corpo di spedizione francese, offrirono in segno di ammirazione il loro copricapo di colore bordeaux con fiocco azzurro.
Dal allora il fez è rimasto in dotazione ai bersaglieri quale copricapo da fatica.
Ma mentre i turchi usavano portare il fez in tutta la sua lunghezza, i bersaglieri sono sempre stati abituati a mettersi in testa il fez orizzontale.
Dopo il cappello piumato il fez è divenuto, un altro emblema di orgoglio e distinzione del Bersagliere.
Il cordoncino che collega il Fez al fiocco azzurro deve essere di lunghezza ridotta (max. 30 cm.) tale permette a quest'ultimo di dondolare rapido da una spalla all'altra.
Fu adottata sott'ordine di Carlo Alberto (11 aprile 1848). Affidata soltanto ai Reggimenti, i Bersaglieri non poterono averla in quanto ordinati al massimo come Battaglione. Neanche in seguito, alla fine del 1870, quando furono ordinati in Reggimenti, la ebbero; forse perché, per le sue dimensioni notevoli, impedisse all'alfiere di sfilare di corsa alla testa del Reggimento. Infatti anche quando, il 19 ottobre 1920, fu consegnata anche ad essi il drappo tricolore, si ripiegò al LABARO, più comodo da portare in corsa. Infine, il 7 giugno 1938, il Labaro fu sostituito dalla BANDIERA nazionale, in "formato ridotto", lasciò il posto al "tipo unico". L'ALFIERE dei Bersaglieri comunque, ha continuato a sventolarla in alto, tale da permetterne la vista fino alle ultime file del reparto;
È un emblema che rimarrà inscindibilmente legato alla STORIA ed alla TRADIZIONE CREMISI (Enrico Toti). Un ricordo che rimarrà impresso nella memoria con caratteri di fuoco e sangue, sublimato dal sacrificio nella 1° Guerra Mondiale (1915-18) dei battaglioni Bersaglieri ciclisti. Scomparve nella 2° Guerra Mondiale dopo 45 anni di vita;
Gli Ufficiali e Sottufficiali portano per sempre il numero del primo reggimento di assegnazione. Ad eccezione dei Comandanti di reggimento che assumano e conservano quello del reggimento comandato;
Nel pensiero originale di LA MARMORA, il Bersagliere per poter bene lavorare deve vivere in serenità e allegria. E' anche per questo motivo che i "Fanti Piumati" hanno un repertorio vastissimo di canti.
Costituiscono uno dei simboli di maggior vanto dei Bersaglieri. Oggi le fiamme sono molto più piccole di quelle che si applicavano sulla giubba a collo rovesciato (1871). Infatti prima le fiamme erano rappresentate da due lingue molto sottili e allungate, da congiungersi quasi dietro il colletto
La sciabola con l'elsa dorata e testa di leone del 1850 sostituì quella con elsa a pomo del 1836. Poi nel 1856, memori della campagna in CRIMEA, anche la lama fu modificata a guisa di quella turca, cioè con la lama ricurva.
Le precisazioni che ci accingiamo a dare, al bersagliere potrebbero sembrare ovvie e scontate; ci rivolgiamo perciò a tutti coloro che pur non essendo bersaglieri, ne amano tuttavia le tradizioni, il canto e la musica.
Le fanfare non sono costituite da suonatori professionisti: il bersagliere chiamato a svolgere il servizio di leva, il più delle volte entra a far parte della fanfara non avendo altro requisito che la passione per la musica.
Questo da la misura delle difficoltà iniziali e dell'impegno necessario all'addestramento; impegno sorretto dall'orgoglio di essere bersagliere ed in particolare "Bersagliere della Fanfara".
Apprese le prime nozioni teoriche, di settimana in settimana il suonatore acquista una sicurezza sempre maggiore e quel pizzico di spavalderia che è la caratteristica del bersagliere stesso. Questo spirito bersaglieresco, nato quasi per caso, il più delle volte non si esaurisce con il congedamento ma continua con le fanfare in congedo delle "sezioni bersaglieri". Quest'hobby, unito per la passione delle "piume al vento", lo accompagnerà per tutta la vita.
Molte fanfare in congedo annoverano fra i loro suonatori persone che hanno oltre sessant'anni ancora con il passo fermo e il labbro sicuro. Questa è la meravigliosa testimonianza della "febbre" che la Fanfara dei Bersaglieri sa accendere. Fatta questa premessa sulla iniziazione del suonatore, consideriamo ora i vari aspetti che caratterizzano la musica del bersagliere.
La fanfara trova infatti la sua espressione più bella, oltre che nel ritmo (di corsa:180 passi al minuto - di marcia: 140 passi - da ferma: 170 passi), nel timbro acuto e squillante delle sue trombe. Composta esclusivamente da ottoni (motivo per cui si distingue dalle classiche bande musicali) essa viene suddivisa in quattro classi:
CANTO: Flicornino Mib - Tromba Sib - Flicorni Soprani Sib
ACCOMPAGNAMENTO: Flicorni contralti Mib - Tromboni Sib - Corni Mib
CONTROCANTO: Flicorni tenori Sib - Flicorni baritoni Sib
PEDALE: Bassi gravi in Fa
Questo insieme strumentale limita la possibilità di eseguire brano musicale di ampia stesura, nel contempo però valorizza l'inimitabile fisionomia della fanfara: l'esecuzione a passo di corsa. Sarebbe davvero ridicolo, oltre che impossibile, vedere una banda completa di grancassa, tamburi, piatti e tutta la serie delle "ance" sfilare di corsa.