La storia dei Bersaglieri comincia nel lontano 18 giugno 1836, quando Alessandro Ferrero della Marmora, ottenuta l’autorizzazione di Re Carlo Alberto, costituisce la prima compagnia bersaglieri, soldati addestrati al tiro, di spiccate attitudini fisiche e morali.
Nasce con i Bersaglieri, la fanfara che sarà sempre al loro fianco da allora sino ad oggi , anima e corpo delle più ammirate qualità bersaglieresche.
Il Battesimo del fuoco, i bersaglieri l’ebbero l’8 aprile 1848 a Goito, con l’assalto al ponte sul Mincio. Nel 1855 in Crimea i bersaglieri si distinsero nell’assalto a Sebastopoli ma persero il “loro papà” il 7 giugno 1855.
La guerra di Crimea e l’alleanza con la Francia ebbero come conseguenza la seconda guerra d’Indipendenza nella quale i Bersaglieri dimostrarono tutto il loro valore durante le battaglie di San Martino e Solferino.
Tra i mille Garibaldini molti erano i volontari bersaglieri che accompagnarono l’eroe dei due mondi da Quarto a Teano, mentre l’esercito regolare piemontese con dodici battaglioni bersaglieri invadeva lo stato pontificio e raggiungeva Garibaldi sul Volturno.
La terza guerra d’Indipendenza è costata ai bersaglieri dure perdite durante la battaglia di Custoza. Il giovane Regno d’Italia, non ha ancora la capitale storica , il 12 settembre viene varcato il confine dello stato pontificio ed il 20 settembre, al passo di corsa sfidando i proiettili dell’armata pontificia, i bersaglieri attraverso la storica breccia di Porta Pia entrano in Roma. L’Italia è fatta, i bersaglieri ne sono stati i principali artefici. Africa, Cina, Dogali, Amba Alagi, Adua, Adigrat, Tiensin e Pechino sono tappe gloriose e dolorose per i fanti piumati. L’inizio del 20° secolo vede l’Italia intenta a consolidare i suoi possedimenti d’oltre mare ed acquisire nuove colonie.. La Libia allora sottomessa al dominio turco è il primo obiettivo , i bersaglieri dell’11° Reggimento danno prova del loro eroismo a Sciara Sciat.
Scoppia la Grande guerra, vecchi e giovani lottano fianco a fianco, i fanti piumati si battono come leoni lasciando sul campo 32.000 morti e 50.000 feriti. I bersaglieri, creati per l’azione fulminea soffrono la guerra di trincea, ma sono sempre pronti per l’assalto contro il nemico. Sul Carso e sul San Michele giganteggiano i bersaglieri ciclisti. Tra loro gigante tra i giganti Enrico Toti, mutilato di una gamba, non solo vuole arruolarsi tra i bersaglieri, ma essere in prima linea a contrastare il nemico ad ogni costo, a lanciargli contro la propria gruccia, la propria anima.
Fermati gli austriaci sul Piave, il 3 novembre 1918 i bersaglieri dell’11° Reggimento entrano in Trieste ed issano sulla torre di San Giusto il tricolore, che le donne triestine hanno donato loro. Nel dopo guerra i reggimenti bersaglieri subiscono profonde modifiche adattandosi ai nuovi mezzi meccanici, nasce il primo reparto dei bersaglieri motociclisti, che viene fornito delle Guzzi 500.
Nel 1935 i bersaglieri sono di nuovo in Africa, in Etiopia, alla conquista dell’Impero. Il 3° Reggimento è il perno della “colonna celere” che in soli 4 giorni dall’Asmara raggiunge i confini del Sudan. Nel 1936 i volontari bersaglieri sono in Spagna, nella guerra civile spagnola a difesa degli ordini civili e religiosi.
Sull’Europa s’addensano intanto nubi minacciose di guerra. Hitler annessa l’Austria, invade la Cecoslovacchia e Mussolini sbarca in Albania che viene annessa all’Impero. Comanda i bersaglieri in Albania il generale Arturo Scattini, poi generale di corpo d’Armata e Presidente per lungo tempo dell’Associazione Nazionale Bersaglieri.
Scoppia la seconda guerra mondiale con l’astensione momentanea dell’Italia, i fulminei successi dei tedeschi costringono Mussolini ad intervenire per partecipare al tavolo delle trattative per le future spartizioni Inizia per gli italiani una triste odissea nella quale il fante piumato saprà sempre distinguersi per coraggio, lealtà, sacrificio ed obbedienza su tutti i campi di battaglia.
In Africa le operazioni iniziano il 3 settembre 1940 e i bersaglieri con mezzi notevolmente inferiori reggono sino allo stremo la spinta degli inglesi passando attraverso vittorie e sconfitte, avanzate e ritirate ma sempre stupendi ed ammirati combattenti.
È doveroso qui ricordare l’ 8° Reggimento di Montemurro ed il 7° facenti parte dell’Africa Korps primi ad entrare , dopo estenuanti e continui attacchi italo- tedeschi a Tobruk il 21 giugno 1942 e non domi arrivare sino ad El Alamein. El Alamein, epica battaglia della seconda guerra mondiale, dove i bersaglieri del 7°- 8° e 9° reggimento hanno difeso con rabbia e valore le loro posizioni anche se ridotti a poche centinaia di uomini. A 111 chilometri da Alessandria d’Egitto, su un cippo ancora oggi si legge: “Mancò la fortuna, non il valore”.
Sul fronte russo, intanto arriva il Corpo di spedizione italiano in Russia, del quale fa parte il 3° Reggimento del colonnello Aminto Caretto. Nella steppa russa i fanti piumati si coprono di gloria, a Serafimovich cade il colonnello Aminto Caretto, mentre richiamato dalla penisola balcanica arriva anche il 6° Reggimento. Il Don, il Donetz, luoghi dove il 3° ed il 6° immoleranno parecchi dei loro uomini, infine la ritirata. Lunga infinita ritirata, dove il gelo più che il nemico segnerà l’animo degli italiani.
La guerra si sposta all’interno dell’Italia, la lotta fratricida divide per un attimo anche la famiglia bersaglieresca. Terminata la seconda guerra mondiale i reparti bersagliereschi vengono ridotti a soli tre reggimenti (1°- 3° - 8°) ai quali vengono assegnati nuovi compiti ed armamenti. Infatti i reparti dei bersaglieri saranno i primi ad essere impiegati nelle missioni umanitarie all’estero.
Ricordiamole brevemente. Libano 1982 con il battaglione Governolo del 2° Reggimento, Somalia 1992-1994 operazione Ibis e dal 1995 i bersaglieri sono in Bosnia, Albania, nel Kosovo e in Macedonia con la brigata Garibaldi. E come non ricordare i più recenti impegni in Iraq ed in Afganistan. Inoltre a tutela di esigenze d’ordine civile troviamo i bersaglieri impiegati nelle operazioni “Vespri siciliani” in Sicilia, “Riace” in Calabria, “Partenope 1 e Partenope 2” in Campania e “Salento” in Puglia, a difesa di una civile e pacifica convivenza.
Terremoti, allagamenti e altre sciagure hanno funestato il nostro paese, in quelle triste occasioni il Bersagliere di leva assieme ad altri compagni con mostrine diverse, è intervenuto in aiuto delle popolazioni colpite. Ricordiamo l’alluvione del Polesine il disastro del Vajont, i terremoti del Belice, del Friuli dell’Irpinia e dell’Umbria.