Le poesie

Un bersagliere insanguinato e stanco,

Ma baldo ancor, scendea da Monte Croce,

E giunto in mezzo a noi, con fiera voce

Gridò: — Un dottore!.. ci ho ’na palla al fianco.

 

Un dottor lo frugò: si fece bianco,

Strinse i denti in superbo atto feroce,

E quando vide in terra il piombo atroce,

— Grazie! — esclamò rasserenato e franco.

 

— Ed or — gli disse ’l medico — cammina;

L’ambulanza è là sotto. — Ed egli: — È pazzo?

Vado a freddarne ancora una dozzina. —

E presa l’arma, pallido, ma forte,

A passi vacillanti, il buon ragazzo,

Ridendo, risalì verso la morte.

 

Poesia di Edmondo De Amicis

Piangevo…..avevo paura.
Correvano…..camminavano forte.
Con il viso nascosto tra la gonna della mamma.
Ma chi sono? Mi batteva forte il cuore.
Perchè quei cappellacci neri con le piume?
Lei batteva le mani “Evviva, Evviva, Bravi”
Ma chi sono?… Perché urli così?
Estrasse dalla borsetta un fazzoletto a colori e sventolandolo cantava.
Ho paura mamma, tenendomi stretto.
Cantavano, suonavano forte con quei cosi.
Camminavano e correvano, ma che fanno?
Tu mi dici sempre di non correre.
Mi prese in braccio….sussurrava quanto sono belli.
Con gli occhi arrossati estrasse una foto che baciò tante volte e disse:
“Anche tuo papà era un bersagliere”
Mi stringeva forte, mi fai male mamma.
Presi la foto, la guardai e la baciai anch’io.
Ciao papà mio….ti voglio tanto bene.
Anch’io voglio diventare un bersagliere.
“Andiamo a casa” disse lei. “No! Restiamo”.

Sole alto e caldo  afoso   quando  incerti ed ansiosi                        
valicammo quel portone(*). Che tristezza, che magone!        
Si lasciavan con dolore la famiglia e il primo amore.    
 Con il cuore che correva la tua mente si chiedeva:
Che accadrà da oggi in poi quando solo, ognun di noi        
 affrontar dovrà a sue spese le fatiche ed altre imprese?        
 Dal mattino successivo cominciarono i tormenti. 
 Marce, corse, capriole, piedi rotti, anfibi stretti,
di piantone, di picchetto, di consegna giorni sette            
 per un cubo non perfetto. Ma col tempo che passava    
 qualche cosa in noi mutava. Non più imberbi damerini
 ma soldati arditi e fieri: eravamo bersaglieri!
Imparammo amor di patria, il rispetto, l’obbedienza,
 la fiducia, l’amicizia e il suo valore
e un gran senso dell’onore.                          
L’entusiasmo di allora non ci ha più abbandonato
e  quei bei sentimenti sono ancora in noi presenti.
Non ti chiedere il perché. La risposta è dentro te:
sei rimasto bersagliere tale e quale come ieri.
Son passati tanti anni ma il tuo cuore ha ancor vent’anni.     


Luigi  Abbro

(*) il portone della caserma (nello specifico la caserma “Amico” di Caserta. Era luglio 1967)

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